Cosa ti ha portato a intraprendere la carriera fotografica?
La fotografia arriva ad oggi come linguaggio della arte contemporanea e funziona un po’ come filosofia della mia vita. Io sono nato in Cina, un paese orientale che ha un punto di vista molto diverso da quello occidentale, sia per la cultura sia per come gira l’economia.
Come fotografo ispirato dalla filosofia sono partito dalle vecchie tradizioni del mio paese degli ultimi cento anni, assorbendo tutti i cambiamenti della storia. Ho elaborato i miei studi in Cina, e dopo aver imparato il linguaggio dell’arte sono arrivato in Italia con una prospettiva molto diversa, proseguendo qui i miei studi all’Accademia di Belle Arti. Ora sto svolgendo il mio dottorato al dipartimento di Scienze del patrimonio culturale in metodi e metodologia della ricerca archeologica e storico artistica.
Cosa ti spinge a fotografare?
Da quando ho iniziato a fotografare ho sempre considerato la vita come un’opera, come qualcosa che deve essere immortalato. In ogni scatto, cerco di fissare l’essenza della vita, trasformando ogni singolo istante in un ricordo indelebile.
Abbiamo visto che tra le tue passioni c’è anche la moda e il progetto “Svetonio” puoi parlarci di questo?
Il nome Svetonio nasce in onore di un antico storico romano, colui che mi ha fatto appassionare alla storia occidentale. Lui ha scritto la sua storia, ed è un po’ quello che voglio fare anche io.
Il mio sogno è scrivere la mia storia, e soprattutto aiutare i giovani artisti a scrivere la loro.
Infatti, io e il mio team abbiamo pensato di creare “il premio Svetonio” per tutti gli stilisti che vogliono continuare a scrivere la storia della moda, come ad esempio lanciare la loro collezione e creare opere d’arte. Perché anche noi, ogni giorno, quando usciamo dalla nostra casa siamo un’opera d’arte.
Hai detto che non ti definisci un artista, ma ami fare arte. Cosa rappresenta l’arte per te?
È una domanda molto complicata, ma mi sono sempre detto che l’arte non si insegna, nemmeno si impara, la arte è una sensibilità, e dura ogni momento, ogni minuto, e solo lasciando il tuo cuore aperto puoi riuscire ad assorbire tutto ciò che ti serve per crearla.
Cosa ti ispira quotidianamente?
Sicuramente il buddismo e la sua poetica sono un’ispirazione per me perché considera
la vita di tutti, una vita. Persone, animali, natura, siamo tutti uguali e quando usciamo dalla porta di casa ognuno ha il suo ruolo sulla terra.
Ci ha molto interessato il progetto “siamo massa” puoi parlarcene?
Siamo massa è una storia molto triste in realtà. Il progetto è in onore del mio caro fratello, Giovanni Battiloro, che perse la vita durante il crollo del ponte Morandi a Genova. Iniziai il progetto insieme a lui, ed è strano pensare che anche io dovevo essere lì in quel momento, ma forse il destino aveva altri piani per me. Siamo massa rappresenta Napoli ma parla del singolo, ogni individualità prende vita e anima. Napoli è sì massa, ma non folla anonima o omogenea, massa come insieme di uomini donne e bambini carichi di esperienza e di un proprio vissuto.
In siamo massa, infatti, ho cercato di cogliere fra la gente ogni dettaglio ed espressione del viso, soprattutto nel quartiere dove vivo, la vecchia area spagnola di Napoli. Siamo massa accoglie napoletani di tutti i generi, artisti di strada, barbieri, indiani, gestori di supermercati, turisti da tutto il mondo, meccanici, immigrati clandestini, di cui ho realizzato ritratti che ho successivamente sovrapposto.
Hai progetti futuri?
Durante la creazione di “Siamo massa”, ha preso forma l’idea di sviluppare un nuovo progetto intitolato “Dopo dieci anni”. L’obiettivo di questo progetto è registrare i cambiamenti nel corso del tempo, scrutando le trasformazioni del sé e l’evoluzione delle emozioni personali. In questo modo, spero di trasformare queste miniature della vita in una sorta di capsula temporale della memoria, preservando le emozioni uniche e le trasformazioni che vi sono racchiuse. Come sostengo con convinzione, senza massa non esiste nulla.
Perché hai scelto Napoli come luogo in cui stabilirti?
Perché Napoli è Napoli, ed è tante cose. Napoli è Francia, Spagna, Antica Roma, Grecia, per me è una città e un melting pot che accoglie chiunque. Quando sono arrivato qui, non possedevo nulla e dormivo in stazione, ma Napoli offre molte opportunità a chiunque riesca a comprenderla, anche se una dose di fortuna è sempre benvenuta.
Hai rivelato di avere diversi progetti inediti mai presentati prima d’ora, qual è il motivo?
Il motivo per cui molti dei miei progetti sono rimasti inediti è legato alla mancanza di un momento giusto per condividerli. Credo fermamente che non sia sempre necessario condividere tutto; alcune ricerche artistiche sono un tesoro personale destinato a rimanere nascosto.
Cosa consiglieresti ai giovani artisti?
Il mio consiglio per i giovani artisti è di cercare sé stessi, poiché ognuno ha un proprio processo creativo che richiede attenzione e ricerca costante.
Hai svolto attività di volontariato in Tibet, cosa hai imparato da questa esperienza?
Sì, nel 2014 ho prestato servizio come insegnante in Tibet, un’esperienza che mi ha insegnato una lezione di vita preziosa. Il mio maestro mi disse qualcosa di profondo: “Se decidi di restare su questa montagna, puoi esercitare una grande influenza e cercare di scoprire te stesso, finché, un giorno, quando ti sentirai stanco e deciderai di andare via, noi saremo sempre qui”.
Chi sono i tuoi artisti preferiti?
Potrei elencare numerosi artisti, ma tra i miei preferiti ci sono sicuramente Josef Albers e Nam June Paiks. Quest’ultimo rappresenta per me una sorta di visionario che ha plasmato l’arte dei media con la sua prospettiva rivoluzionaria. La sua capacità di fondere arte e tecnologia ha influenzato il concetto stesso di videoarte, è davvero molto interessante. Tra i grandi potrei dilungarmi troppo, ma stimo molto Matthew Barney e artisti nel campo della moda come Uma Wang, il suo progetto su Pompei è spettacolare.
Potete seguire Taua Wang Hui sul suo instagram @TAUAWANG o sul suo sito web WWW.WANGHUI.IT
Thanks to: Taua Wang Hui, Raffaele Mungiguerra, Lorenzo De Pascale.
©️THE NEW ACIDO MAGAZINE