Seguendo la linea rossa del led, il visitatore giunge nell’anima del padiglione, nell’anima della città di Napoli. Un lungo tavolo occupa lo spazio più grande, apparecchiato secondo la tradizione delle famiglie partenopee. Prendono forma pietanze concettuali:
“lo cunto de li cunti” ci ricorda la finalità dell’esposizione: raccontare, di nuovo, con forme, tecniche e materiali diversi, la città. Libri al posto del cibo, perché la cultura è cibo: libri buoni come il ” pane”: elementi, oggetti, che tentano di fare dialogare il salato e il sapido della vita, in un impasto di emozioni.
La cultura diventa cibo, è cibo. Cibo e cultura rappresentano un modo per comunicare. La tavola è luogo di aggregazione, di ritrovo, di incontro. Commensali sono massa, siamo anche noi: il fotografo Wang Hui, nella sua opera “Siamo massa” immagina che ospiti non siano individui conosciuti ma persone pensanti, il cui sguardo, la cui espressione contribuiscono a rendere una città Napoli. A capotavola occupa un posto d’onore una donna con mascherina e visiera che fuoriesce da una piazza Plebiscito che sembra oggi distante ed inaccessibile perchè luogo di assembramenti.
La figura femminile è caratterizzata da colori chiari tra i quali acceca il bianco della mascherina ed il trasparente della visiera. Vietato essere vicini, vietato sedersi alla stessa tavola, ecco che rigidi plexiglass dividono un posto dall’altro, un uomo da un uomo, una donna da una donna, la massa per una volta non è confusa ma gli individui sono persona. Ogni persona è al suo posto. Condividono la stessa tavola un uomo con aureola, moderno santo a cui si rivolgono le preghiere di chi vive angosce esistenziali. Uomini che si santificano, realtà eteree che mi materializzano e prendono vita in fattezze umane.
Giovane come i medici che combattono ogni giorno, salvatori di vite anonime, che si mescolano con il proprio collo di camicia agli altri banali colli. Massa che aiuta la massa ma che nell’atto di aiutarla, di salvarla, non è più massa, se ne distacca, la loro individualità esiste e prende vita, sembra gridare al mondo che la sopravvivenza della massa indistinta è legata alla loro opera straordinaria. Commensali: uomo o donna, che importa? stesso volto circondato da capelli lunghi biondi, massa colpita anche in America come ammonisce la scritta del sigillo. Massa senza età, senza identità di genere, senza nome. Nell’ultima foto Whan Hui ci ammonisce: vietato respirare, vietato sorridere, vietato parlare. Bisogna fare silenzio ora. Oggi è il nostro turno di ascoltare.
La fotografia rende profondo lo sguardo del singolo, ogni individualità prende vita, è anima. Napoli è sì massa, ma massa non come folla anonima, omogenea, massa come insieme di uomini donne e bambini carichi di esperienza e di vissuto. Anche il nostro essere massa ordinaria, comune costituisce la società in cui viviamo, formando così un ambiente, una città piena di contraddizioni come Napoli.
La massa di Wang Hui si trova successivamente a rispecchiarsi nei quattro periacti ricoperti interamente di specchi, nei quali gli uomini potranno, specchiandosi, ritrovarsi o, vedendosi altro da sé, perdersi. Uomini adulti sentono di essere nel posto giusto perché lo spazio abitativo destinato alle attività lavorative va incontro alle proprie esigenze, i bambini si specchiano e non si ritrovano, lo spazio ricreativo deve essere cercato altrove, fuori dal Centro direzionale, agglomerato di grattacieli che svettano tra gli edifici del centro storico.
©️2021 Francesca Avolio – Palazzo Cafisi – Padiglione Napoli – Farm Cultural Park.